Si iniziò con i sigilli reali, si continuò con gli stemmi episcopali e si giunse al brand imprenditoriale.
Possiamo dire che ogni tempo in ogni angolo del mondo i simboli hanno spesso contrassegnato poteri e religioni, ma anche amicizie o semplici proprietà.
E così la storia dei simboli e dei segni, dei sigilli e dei loghi, è arrivata fino a noi; se per un verso essi volevano contrassegnare le proprietà dei signori, spesso a scapito dei poveri, o l’imposizione di un nome per sopraffarne un altro, essi sono anche serviti per dire amori, per indicare strade sicure, per riconoscere ospizi di accoglienza e di cura.
Siamo partiti da qui per ricercare anche noi un logo che potesse contrassegnare in qualche modo la nostra comunità cristiana che vive a Bruxelles, grazie al quale permettere di riconoscerci e nello stesso tempo, con un colpo d’occhio, di riconoscere le nostre attività.
Esso è composto da un semicerchio azzurro-verde e da una croce stilizzata arancione.
Il semicerchio parte proprio dalla Croce, perché quello è il simbolo dal quale prende senso anche il nostro abbraccio.
La croce sulla quale noi appoggiamo tutto, tutto ciò che è importante per la vita. La croce nuda, senza colui che fu crocifisso, perché Lui non è più la, se ne è andato, l’ha vinta. E se la croce rappresentava il dolore e la morte, la violenza dei carnefici ed il castigo dei rei, dopo di Lui venne a rappresentare solo un passaggio, che purtroppo prima o poi tocca tutti, solo un attraversamento verso qualcosa di infinitamente grande ed eterno: la vita stessa di Dio.
Non amiamo le croci e vorremmo sempre sfuggirle ma prima o poi, ci toccano ed allora facciamo memoria di Colui, che sulla sua Croce, ha detto ai crocefissi insieme con Lui: «Oggi sarai con me in paradiso».
Da un ramo della croce parte una linea che si orienta verso l’altro braccio della croce ma che non lo raggiunge mai, risultando un semicerchio aperto.
Abbiamo così voluto rappresentare la nostra comunità, fatta da ciascuno di noi come i diversi punti compongono il semicerchio. Esso dà l’idea di un abbraccio perché il senso di una comunità è proprio quella di sentirci in essa amati ed in essa di amare.
Ma questa linea non è chiusa, non si chiude all’altro braccio della croce, anche se vi tende.
Dapprima perché la comunità è aperta, non tanto perché ogni anno qualcuno parte e qualcuno arriva, ma perché è una comunità che sente la chiamata ad accogliere tutti, credenti e no, italiani e no; se volessimo escludere una sola persona la comunità perderebbe il legame da cui è generata e diventerebbe uno dei tanti club dove per entrare si esige la tessera di riconoscimento.
Una linea aperta perché è una comunità in cammino, con una direzione precisa, ma che sa di non essere mai arrivata, di non essere perfetta, di dibattersi ogni giorno nel cercare di diventare migliore, e che quell’arrivo non è nelle sue mani ma affidato ad una storia più grande di noi.
Una linea aperta perché non costringe e non obbliga nessuno ma la cui partecipazione è affidata alla libertà di ciascuno, per noi il tesoro più grande.
Abbiamo scelto anche dei colori, ma di questi non diciamo il perché; lo lasciamo alla vostra immaginazione ed alla vostra creatività.
Speriamo che questo simbolo con i suoi colori parli un po’ anche a voi e se volete darci la vostra interpretazione saremo felici di accoglierla. Dopotutto i simboli, come la poesia, l’arte, la musica, suggeriscono emozioni e riflessioni personali ogni giorno sempre nuovi. Se no che simbolo è?
don Claudio Visconti